Il risultato è sempre lo stesso: rimandare.
Cause e conseguenze possono tuttavia essere molto diverse. È importante riconoscerle per trovare la soluzione più efficace da adottare. Scopriamo insieme i profili più comuni dei procrastinatori.
Il Perfezionista
Non inizia fino a quando tutte le condizioni ritenute indispensabili non saranno presenti. Secondo vari studi psicologici, le dimensioni maggiormente riscontrate sono:
• il timore dell’errore;
• l’abitudine a standard personali elevati;
• la percezione di aspettative molto alte dall’esterno e di un conseguente forte rischio di esporsi alla critica;
• una preferenza per l’ordine e l’organizzazione.
A complicare la situazione, il Perfezionista vive il suo ritardare l’azione o il compito comunque come un fallimento. Tende a colpevolizzarsi e a viversi come persona poco affidabile e con una volontà insufficiente.
Due delle emozioni che caratterizzano il Perfezionista sono l’ansia che, di fatto, è la paura e la preoccupazione per il futuro, e il senso di colpa.
L’Iper-responsabile
Non inizia fino a quando non sente di avere il totale controllo della situazione e non ha la sicurezza del successo della sua azione o della sua decisione. Le dimensioni maggiormente riscontrate sono:
• il timore dell’errore;
• il bisogno di protezione;
• il bisogno di poter controllare ogni cosa e situazione;
• la paura del cambiamento;
• l’eccessivo senso di responsabilità.
Oltre all’ansia, l’Iper-responsabile potrebbe essere molto sensibile anche al senso di colpa per ciò che potrebbe causare attraverso un’azione o un risultato non del tutto rispondenti alle aspettative sue o degli altri.
Il Timoroso del fallimento
Anche se può sembrare il medesimo profilo del Perfezionista, alla base c’è una percezione di sé molto diversa. Mentre il Perfezionista pretende da se stesso standard elevatissimi, il Timoroso del fallimento ha una percezione di sé abbastanza bassa e, perciò, è frenato dalla paura di non essere all’altezza del compito o della situazione. Le dimensioni maggiormente riscontrate sono:
• il timore dell’errore;
• la bassa autostima;
• la visione pessimistica della vita.
Come per il Perfezionista, l’emozione più presente è l’ansia, pur se dovuta a cause diverse.
Il Timoroso del successo
A differenza del profilo precedente, qui ci troviamo di fronte a una persona che ha paura delle conseguenze che può portare con sé il successo; ad esempio, un sovraccarico di impegni, l’incremento delle aspettative degli altri, la necessità di assumersi nuove responsabilità, il doversi relazionare ed esporre con gli altri più di quanto sia gradito a questo tipo di persone, la paura di generare invidie e crearsi dei nemici, la credenza limitante di non essere degno del successo, e così via. Le dimensioni maggiormente riscontrate sono:
• la bassa autostima;
• la paura del cambiamento;
• la scarsa propensione per le relazioni interpersonali.
Alla base c’è una pericolosa miscela di due emozioni: paura e ansia.
Il Rilassato
Il Rilassato procrastina impegni e attività perché è infastidito dall’idea di dover affrontare fatica, impegno, stress e responsabilità in quantità superiore rispetto alla condizione del “non fare”.
Di solito, il Rilassato preferisce la gratificazione immediata piuttosto che il dover affrontare qualsiasi forma di disagio volta a una gratificazione futura. Le dimensioni maggiormente riscontrate sono:
• la paura della fatica e dello stress;
• la ricerca del benessere nel qui e ora, con scarso interesse per il futuro;
• la bassa lungimiranza, o almeno la scarsa vision del futuro.
Due tra le emozioni che il Rilassato prova frequentemente sono la paura e la noia.
L’Autonomo
Le persone che sentono costantemente il bisogno di affermare la loro libertà e la loro autonomia rispetto agli altri e al contesto nel quale sono inserite, possono vivere la procrastinazione come la dimostrazione della loro capacità di non assoggettarsi a ciò che gli altri, o anche solo le situazioni, richiedono.
Talvolta, l’Autonomo vive ogni richiesta di azione come una sopraffazione della propria libertà, o addirittura della propria dignità. Ciò può essere dovuto anche a una bassa autostima. Le dimensioni maggiormente riscontrate sono:
• il bisogno di libertà e autonomia;
• la bassa autostima.
Una delle emozioni ricorrenti dell’Autonomo è la rabbia.
L’Incitato
Questo profilo di persona tende a procrastinare perché è solo l’adrenalina dell’incombenza della scadenza che crea la motivazione al fare.
Un caso emblematico di questa tipologia di persona è lo studente che non riesce a trovare la giusta attenzione e concentrazione se non in prossimità dell’esame. La famosa legge di Parkinson (Cyril Northcote Parkinson, storico navale britannico) afferma che: “Il lavoro si espande in modo da riempire il tempo a disposizione per il suo completamento”.
Le dimensioni maggiormente riscontrate sono:
• la scarsa autodisciplina;
• lo scarso senso di responsabilità;
• l’ottimismo e la superficialità;
• la ricerca del benessere nel qui e ora con scarso interesse per il futuro.
Anche in questo caso, una delle emozioni protagoniste è la rabbia verso le persone e le situazioni che ricordano gli impegni e le responsabilità assunte.
Il Depresso
È importante precisare che, in questo caso, il termine depresso si riferisce esclusivamente al profilo di procrastinatore e non a stati d’animo o patologie specifici. Il Depresso, in questa esclusiva accezione, è di solito colui che dice subito sì di fronte a impegni, richieste, opportunità e, successivamente, ha ripensamenti e pentimenti per quell’atto iniziale sostenuto da grande entusiasmo ed energia.
Lo stato d’animo è quello della pigrizia mista a una difficoltà a “mettersi in moto” per mancanza di energia e per paura della delusione per un’esperienza non all’altezza dell’aspettativa. Le dimensioni maggiormente riscontrate sono:
• la bassa autostima;
• uno scarso livello di energia;
• un certo pessimismo.
Tra le emozioni che connotano questo profilo di procrastinatore c’è la tristezza, l’ansia e, talvolta, la rabbia.
Ti sei riconosciuto, anche solo parzialmente, in uno di questi profili? O magari hai riconosciuto qualche tuo collaboratore? In qualsiasi caso, la ricetta non è forzare in modo ostinato un comportamento: la fatica sarebbe tanta e i risultati scarsi; è molto più utile lavorare con costanza sulle cause per cambiare un tipo di approccio, o per aumentare l’autostima, o allenarsi a cambiare qualche abitudine di pensiero.
I risultati arriveranno presto, e ci motiveranno a continuare per abbandonare – o aiutare a far abbandonare – l’abitudine a procrastinare, e avere una vita più entusiasmante e soddisfacente.
E quando, invece, rimandare fa bene?
Ci sono situazioni in cui rimandare un’azione o una decisione è la strategia migliore. In questi casi, la procrastinazione può metterci al riparo da conseguenze dannose per noi, per il nostro team, o addirittura per l’intera azienda.
Alcune volte, agire in modo affrettato, facendosi guidare solo dalle emozioni e dall’impulsività, può essere rischioso. Concediamoci il tempo di riflettere e analizzare la situazione, le persone con cui ci stiamo relazionando, le ripercussioni possibili.
Far placare le emozioni forti – come possono essere la rabbia, l’entusiasmo, l’ansia – può significare eliminare il rischio di immettersi in sentieri pieni di insidie.
Attenzione però, per chi è portato a rimandare sempre e comunque, a non usare l’importanza di essere razionali e oculati come alibi per non fare.