L’Analisi Transazionale
individua 6 modalità attraverso le quali la persona struttura il proprio tempo relazionale (sul lavoro e nella vita privata):
• l’isolamento. È il tempo per noi stessi, utile per rilassarci, per recuperare energie ed essere poi nuovamente pronti e desiderosi di rientrare in contatto con gli altri. Durante tutto il tempo in cui siamo in isolamento, l’unico tipo di dialogo che possiamo mettere in atto è con noi stessi. Proprio questa caratteristica richiede che questo ritiro sia limitato nel tempo; un isolamento troppo prolungato, o addirittura estremo, può privare la persona di opportunità sane in cui relazionarsi col mondo esterno, portando, in alcuni casi, alla depressione;
• i rituali. È il tempo in cui una persona sta insieme alle altre senza però esserne troppo coinvolta. Tra i rituali più comuni ci sono le frasi prevedibili che ci si scambia quando si incontra o si saluta una persona: “Ciao, come stai?” “Bene, grazie, e tu?” “Anch’io bene, grazie”. Oppure: “Ci sentiamo presto, mi raccomando!” “Sì, certamente! Buon pomeriggio e buon lavoro”. Talvolta i rituali sono imposti dalla cultura di una certa società in cui si vive, altre volte fanno parte di una cultura meno ampia, ma addirittura più forte, come la realtà aziendale in cui si lavora, un club di cui si fa parte, un gruppo di amici. I rituali possono essere il momento “rompi-ghiaccio” per entrare in relazione con una persona sconosciuta (soprattutto nel mondo del lavoro). È chiaro che se il livello di comunicazione rimane quello del rituale, quella relazione non porta alcun tipo di beneficio a lungo termine, di crescita o di arricchimento;
• i passatempi. La parola ci indica chiaramente quali sono le peculiarità di questa forma di strutturazione del tempo. Si tratta delle comunicazioni e delle relazioni tipiche delle situazioni sociali in cui la conversazione è più intima rispetto ai rituali; è meno prevedibile e comporta un rischio emotivo maggiore di coinvolgimento. In ogni caso, il tono del discorso verte su tematiche superficiali e poco personali, come ad esempio il tempo, i giovani d’oggi, la salute, lo sport, l’economia e via dicendo. Anche i passatempi rappresentano una modalità di relazionarsi che risponde a convenzioni sociali legate alla cultura di appartenenza. Possono essere momenti piacevoli, a patto che poi alcuni di loro trovino una strada evolutiva;
• le attività. Esse si basano su una serie di step in cui dal “passare il tempo” si arriva a “fare cose insieme”. A questo livello, perciò, le persone indirizzano le loro energie per il raggiungimento di uno scopo. Di solito, le attività sono il lavoro o gli hobby. Le attività prevedono un tempo più strutturato e il rischio psicologico è più alto perché gli scambi della comunicazione riguardano anche i punti di vista su ciò che si sta facendo e i riconoscimenti (positivi o negativi) per il lavoro fatto;
• i giochi. Questi si concretizzano in una serie di scambi ripetitivi e ambigui, riproposizioni di strategie infantili che non sono più adatte nel qui ed ora, messe in atto per ottenere il riconoscimento del proprio sé. Lo scambio interpersonale è di solito negativo (scambio di svalutazioni) eppure le persone giocano (gioco psicologico, non quello ludico) perché è il miglior modo che conoscono (imparato nell’infanzia) per ottenere riconoscimenti – chiamati “carezze” in Analisi Transazionale – intensi (una carezza negativa è meglio di nessuna carezza). Il segnale che si tratta di un gioco è un senso di disagio da parte dei “giocatori” che vivono interazioni ad alto contenuto emotivo ma di natura ripetitiva: litigi frequenti, discussioni inutili, ripicche che avvengono secondo uno schema fisso;
• l’intimità. È il modo più profondo di strutturare il tempo; si verifica ogni volta che proviamo sentimenti come l’affetto, l’empatia, la vulnerabilità, la tenerezza, il desiderio, e altri simili. L’intimità si crea tra persone che si amano, si stimano e si rispettano: tra partner, genitori e figli, amici, parenti, e così via. Non è mai svalutante e implica, proprio per la sua profondità, un rischio psicologico molto alto.
E tu come spendi il tuo tempo relazionale? Ne sei pienamente soddisfatto/a o vorresti che le tue relazioni sul lavoro prendessero un’altra forma, un spazio e un tempo differenti?
Prendere consapevolezza degli automatismi con i quali siamo abituati ormai a relazionarci con colleghi, fornitori, clienti ti darà la possibilità di decidere di fare scelte diverse.
Attraverso il percorso di Job Crafting potrai analizzare in che misura le relazioni impattano sulle attività lavorative; potrai decidere a quali relazioni dare più spazio, quali relazioni gestire diversamente, chi puoi maggiormente agevolare e chi può agevolare di più il tuo lavoro.
Migliori relazioni possono voler dire, oltre a una vita sociale di maggiore soddisfazione, anche maggiori opportunità per essere efficaci e crescere professionalmente.