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Azienda e relazioni: all inclusive

Stare in azienda e pensare di non costruire relazioni è assolutamente impossibile.

Azienda e relazioni sono un pacchetto unico; come nei villaggi vacanze – in cui si acquista a forfait il pernottamento, i pasti, gli aperitivi e l’animazione – così in azienda, come corrispettivo dello stipendio, non c’è solo il lavoro che svolgiamo, ma anche la qualità delle relazioni che siamo in grado di instaurare con le persone con cui interagiamo. E questo secondo elemento non è meno importante del primo, perché spesso la qualità del nostro lavoro è fortemente determinata dalla qualità delle nostre relazioni.

 

Le gerarchie

Per quanto ci si ostini a parlare di un nuovo modo di vedere e vivere il lavoro, di fatto non è cambiato molto, soprattutto nelle aziende che, per dimensioni, sono molto strutturate.

Le gerarchie sono ancora i grandi punti di riferimento per quanto riguarda il passaggio delle informazioni, la catena di comando, l’autonomia decisionale e le modalità relazionali.

Non tutte le organizzazioni aziendali sono riuscite a stare al passo con i tanti cambiamenti che, anche per le questioni legate alla recente pandemia, hanno rivoluzionato la società al di fuori dell’ambito professionale.

Il lavoro è diventato “smart”, ma spesso si tratta soltanto di aver cambiato fisicamente il luogo dove svolgere le attività, senza aver aggiornato temi importanti come la delega, il controllo, la leadership, la valutazione.

C’è quindi, purtroppo, ancora un disallineamento tra le abitudini, i ritmi e le aspettative di un nuovo modo di intendere la vita e ciò che le imprese sono in grado di offrire oggi come soluzioni organizzative.

È chiaro che devono essere fatti molti passi prima di ricostituire un equilibrio soddisfacente ed efficace per tutti.

Questi passi richiederanno di reinventare un nuovo significato e nuove dinamiche capaci di riposizionare le relazioni gerarchiche in modo adeguato e funzionale al raggiungimento dei risultati.

 

Il team working

Si è passati da un estremo all’altro. Dalle riunioni fiume, in bilico tra un impegno professionale e un ritrovo conviviale, siamo passati a riunioni in cui la presenza fisica non è più richiesta e dove gli aspetti di relazione vengono molte volte ignorati.

Può funzionare? Fino a quando va tutto bene, sì. Quando ci sarà bisogno di fare appello a una comprensione, a una collaborazione, a un supporto e a una richiesta di aiuto che vadano appena più in là di quanto previsto dal tipo di relazione professionale previsto, non sarà semplice risolvere piccoli intoppi organizzativi e burocratici, in quanto non ci sarà il prezioso lubrificante della relazione interpersonale che tante volte permette e ha permesso di snellire iter complessi e rendere possibile ciò che altrimenti, senza relazioni, non sarebbe.

Fare team working oggi è più impegnativo, in un periodo storico in cui stiamo correndo il rischio di trovarci a gestire quella che viene definita come “solitudine organizzativa”.

 

Le tribù aziendali

Qualche volta si definiscono anche “clan” e hanno entrambi il significato di un gruppo formato da persone legate da vincoli stretti e profondi, molte volte di tipo parentale e affettivo.

Allora verrebbe da chiedersi: come è possibile che in azienda si formino queste tipologie di agglomerati sociali? In fondo, in azienda non ci sono legami così importanti.

Il senso di appartenenza a un’area professionale è talvolta così forte che porta a un’identificazione potente con il settore di cui si fa e ci si sente parte, creando fratture e allontanamenti nei confronti delle aree o degli uffici diversi. Quante volte ci è capitato di sentire frasi del tipo: “Noi del commerciale procuriamo lo stipendio per tutti”; oppure: “Se non ci fossimo noi dell’IT voi sareste ancora alle prese col pallottoliere”; o ancora: “Quelli dell’amministrazione sanno solo creare problemi burocratici”?

Così iniziano gli schieramenti e diminuisce la possibilità di una vera sinergia tra comparti che, distratti da malsani e inutili sensi di appartenenza, dimenticano che l’obiettivo per cui tutti lavorano in azienda è uno solo.

 

Comprendere per gestire

A una prima lettura sembrerebbe uno scenario negativo che presenta pericolose insidie.

Non è altro che lo scenario di un periodo di cambiamento; e il cambiamento, come sempre, porta con sé rischi e opportunità.

Dobbiamo avere voglia di osservare con attenzione, di capire, di analizzare non per decidere se ciò che sta succedendo sia giusto o sbagliato, ma piuttosto per valorizzare le opportunità e gestire i rischi; per accompagnare le persone e i team nella nuova interpretazione di un rinnovato sitema organizzativo; per comprendere noi stessi cosa la nuova realtà con cui ci confrontiamo vuole e richiede a un leader.

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