In questa settimana, parliamo di sguardo attento e aperto, pronto a cogliere e a valorizzare tutto quanto la vita ci offre; di saper godere di ciò che abbiamo e di ciò che ci arriva, o che troviamo; di saper cercare i tesori che, talvolta, nascono in mezzo alle situazioni semplici, quelle che appaiono comuni, prive di interesse. Di sapere anche essere fonte di aiuto e di ispirazione per chi ci è accanto, in modo che il nostro modo di essere possa raggiungerlo e offrirgli panorami nuovi verso cui guardare.
Terrazza
Le terrazze, simbolo di lusso e di situazioni straordinarie. Si fanno le feste in terrazza, oppure ci si crogiola sotto il sole, ma si può anche perdere la cognizione del tempo, fermandosi a guardare.
Si guarda il cielo che si apre libero dai confini delle costruzioni circostanti che ne limitano l’ampiezza; si guarda il panorama sul quale essa si getta con una sorta di spavalderia; si guarda di sotto, dove la vita continua, distante, silenziosa, ignara di essere osservata.
La terrazza è un po’ come dovrebbe essere la nostra mente quando vogliamo capire, quando vogliamo crescere e sentiamo il bisogno di andare oltre col nostro pensiero senza il vincolo di dover fare scelte, senza costringerci a selezionare cosa accettare e cosa no, cosa ci piace e cosa non ci piace.
Se la porta della nostra mente è sempre socchiusa, si insinuano solo i pensieri e le idee già noti, come nei club riservati, dove entrano solo i soci con un impercettibile sguardo d’intesa al concierge.
Se vogliamo confrontarci col nuovo, con l’inusuale, con lo sconosciuto, dobbiamo permettere l’ingresso a ogni stimolo intellettuale, anche quando ci arriva da luoghi, situazioni e persone che non ci sono familiari.
La terrazza è ampia e può permettere a una folla eterogenea di avere un punto d’incontro e mescolarsi, contaminarsi, crescere e svilupparsi dando vita a ulteriori e interessanti spunti per creare ed evolvere.
Tavolini
Osservare il mondo dal nostro tavolino, sorseggiando un tè a Parigi, tra l’eleganza e la tradizione del Café de Flore; oppure osservare un altro tipo di mondo dalla nostra scrivania, quando gli altri credono di non essere visti, di non essere pensati, di non essere ricordati.
Guardare non per invadere, non per spiare o giudicare, ma per capire; per entrare nelle dimensioni di dinamiche, di relazioni, di affanni, di paure, di sogni e di aspettative che nessuno verrà mai a raccontarci, ma che sono preziosi per noi per rapportarci agli altri e per aiutare a trovare e percorrere la strada verso la realizzazione personale e professionale.
È attraverso l’osservazione di chi e di cosa è intorno a noi che possono nascere idee e progetti; è nel lasciare la mente libera di vagare e di immaginare che arrivano nuove soluzioni.
Compilare schemi preconfezionati ci garantisce efficienza e svolgimento di compiti entro scadenze prefissate, ma le idee geniali, le grandi intuizioni, i salti di paradigma arrivano ad altri tavoli e su altri livelli delle nostre potenzialità mentali, come se fossimo al tavolino del Café de Flore.
Tavolini per fermarsi a leggere, a pensare, a ricordare il passato e a immaginare il futuro.
Trasformiamo le nostre scrivanie da semplici tavoli di lavoro pieni zeppi di tecnologia da cui dipendiamo, in tavolini suggestivi e affascinanti su cui poter disegnare la nostra vita.
Terra
Dove ognuno di noi appoggia i piedi, e dove camminiamo, corriamo, dove sostiamo ad aspettare, o a decidere come proseguire.
Non abbiamo le ali e non sappiamo volare, non possiamo pensare di vivere costantemente in acqua, quindi, possiamo fare sempre e solo riferimento alla terra, quella che ci sostiene e ci nutre.
La terra è madre, dona e accoglie, sperando di essere rispettata.
E così insegna a noi come potremmo essere terra per gli altri: un punto di riferimento presente, forte, robusto, capace di integrare al suo interno le potenzialità di chi ci è accanto per far sì che sboccino e diventino piante, fiori, frutti, alberi secolari.
Come siamo e come ci sentiamo all’interno della nostra famiglia o della nostra azienda? I nostri cari, i nostri colleghi, i nostri collaboratori trovano in noi terra generosa e fertile, oppure trovano un terreno un po’ arido a cui ci si accosta con poche aspettative e un po’ di fastidio?
Tabbouleh
Cibo. Non solo sapori. Ci sono aromi, colori, consistenze, vapori, essenze che si espandono nell’aria e dentro chi li assapora, storia, cultura, idiomi dai suoni lontani che ne attribuiscono i nomi, persone, sguardi, gesti creativi…
Ogni volta che ci avviciniamo a qualcosa di lontano dalle nostre abitudini, stiamo espandendo la nostra conoscenza e le nostre esperienze; stiamo diventando più grandi perché stiamo ammettendo alla nostra coscienza pezzi di mondo, di saperi, di tradizioni, di culture che non ci appartengono naturalmente.
Ogni volta che conosciamo una persona nuova, che visitiamo un luogo sconosciuto, che assaggiamo un piatto diverso, ci stiamo rinnovando e stiamo evolvendo.
Non si tratta di decidere se è più bello o più buono ciò che conosciamo già, si tratta di ampliare lo spazio entro cui possiamo pensare, interpretare, valutare e decidere. È come se aggiungessimo uno spazio nella nostra mente, uno spazio in cui possiamo elaborare nuove idee che nascono da nuove esperienze.
Il tabbouleh è una pietanza araba tipica libanese, ma non fermiamoci ad assaggiare solo piatti nuovi.
Mangiamo cultura; mangiamo curiosità verso il nuovo, il distante, l’inusuale; mangiamo il confronto con chi ha esperienze diverse dalle nostre, con chi arriva da altre culture, con chi ne sa più di noi, e anche con chi ne sa meno, ma porta con sé la freschezza della gioventù e del senso del possibile, con chi performa meglio di noi, con chi fa lavori diversi dai nostri; mangiamo osservazione del mondo, delle culture e delle tendenze, per capire chi sono le persone e il mondo di domani.
Trolley
Valigie per trasportare, per conservare, per partire verso luoghi lontani in cerca di avventure, o per iniziare una nuova vita, lontano da dove siamo nati e abbiamo vissuto fino a oggi.
Nelle valigie non ci finiscono solo indumenti ed effetti personali; le valigie sono scrigni mobili in cui mettiamo tutte le aspettative legate al viaggio che ci accingiamo a fare, o tutti i ricordi di un’esperienza che sta finendo.
Valigie cariche di vite finite, chiuse in qualche soffitta, della casa e del cuore, per non dover vedere ogni giorno testimoni di un passato che non vogliamo ricordare.
Il nostro cuore e la nostra mente sono trolley dalle dimensioni infinite; si trasportano con leggerezza o con fatica, dipende da cosa c’è dentro e da cosa abbiamo scelto di escludere.
Valigie con le ruote. Comode, ma pericolose. Ci illudono sulla facilità del lasciare, dell’abbandonare, del cambiare posizione nello spazio. Quando le valigie erano da trasportare con la forza delle braccia parlavano al viaggiatore in un codice muto e gli ricordavano costantemente la responsabilità di certe scelte. Inducevano alla meditazione e al silenzio, all’ascolto di sé e all’attenzione del passo.
Ci sono trolley per ogni esigenza e per ogni obiettivo, di viaggio e di vita. Basta scegliere quello giusto e dedicarsi con cura a decidere cosa vogliamo metterci dentro.