Il nostro spazio
La vita ha bisogno di spazio. Il primo spazio che ognuno di noi ha rivendicato è quello dentro il grembo materno. Il corpo della donna si adatta e si amplia per accogliere la nuova vita che sta generando; per proteggerla e custodirla fino a quando non è completamente formata.
Quello è il nostro primo spazio, buio e un po’ angusto, ma adeguato a quella iniziale esperienza di esistenza.
Da quando veniamo alla luce (nel vero senso della parola) lo spazio a nostra disposizione si amplia a dismisura e noi, in ogni momento della vita, ne occupiamo una porzione, più o meno grande, più o meno significativa, più o meno adeguata.
Siamo abituati a dare per scontato lo spazio, eppure talvolta non è sempre disponibile tutto lo spazio di cui sentiamo il bisogno, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi.
Lo spazio, infatti, quasi subito dopo la nascita, evolve. Non si tratta più solo dello spazio dove stare, diventa lo spazio in cui muoversi, in cui poter fare esperienze; lo spazio da esplorare, da conquistare, da delimitare e strutturare a nostra immagine e somiglianza. È lo spazio delle nostre case, dei nostri uffici, delle città dove viviamo, del nostro Paese.
Quando lo spazio ci accoglie, ci sentiamo bene, protetti, a nostro agio. Lo spazio è un elemento importante del nostro benessere.
Lo spazio non è soltanto quello fisico, è anche quello mentale; è il luogo in cui nascono le nostre idee, i nostri progetti, le nostre convinzioni. È in questo spazio che abbiamo percezione di noi, della nostra diversità rispetto a tutto il resto, cioè rispetto a tutto quello che occupa spazi diversi dal nostro.
Parlare di spazio può far pensare che si stia affrontando un tema esterno a noi, invece, parlare di spazio è strettamente collegato a chi siamo noi, a chi pensiamo di essere, a quanto ci sentiamo piccoli o ingombranti, a quanto immaginiamo di poterci espandere.
Lo spazio della crescita
Quanto spazio abbiamo a disposizione per crescere? C’è un limite invalicabile oltre il quale non ci è permesso accedere? Quanto spazio pensiamo di aver esplorato durante tutte le esperienze della nostra esistenza?
Lo spazio della crescita è infinito, talmente ampio che ogni volta che ne calpestiamo una porzione, esso aumenta più che proporzionalmente rispetto a quanto ne abbiamo scoperto. Ogni porta che apriamo ci conduce in una nuova dimensione esistenziale piena zeppa di altre porte di cui prima non riuscivamo nemmeno a immaginare l’esistenza.
Ogni volta che ci arricchiamo di un’esperienza, lo spazio al nostro interno si dilata e si predispone ad accogliere nuovi saperi, nuove domande, nuove modalità di interpretare noi stessi, gli altri e tutto quanto di cui abbiamo coscienza.
Gli spazi della nostra crescita sono tanto ampi quanto noi siamo disposti a uscire dalla nostra zona di comfort, cioè dalla zona che conosciamo e nella quale ci sappiamo muovere riuscendo a immaginare con buona approssimazione le conseguenze dei nostri comportamenti. Ogni volta che decidiamo di voler imparare, dobbiamo uscire da quello spazio conosciuto e addentrarci nell’avventura della conoscenza di qualcosa di nuovo, in cui il rischio aumenta a favore di uno spazio più ampio in cui confrontarci con realtà sino a quel momento sconosciute.
Quando manca lo spazio
E quando le condizioni esterne ci tolgono lo spazio? Quando le porte sono sprangate? Quando ci sembra di avere a disposizione spazi sempre più angusti?
Allora forse è ora di abbattere i muri, con tutta la forza e le risorse di cui disponiamo, anche a costo di procurarci qualche ferita.
La vita è fatta per espandersi, e l’espansione ha bisogno di spazio. Quando le pareti dell’ignoranza, dell’abitudine stupida e sterile, della coercizione, della paura verso il nuovo e il diverso, dell’ottusità chiudono ogni possibilità di ampliare i confini dell’esperienza, allora non si può accettare rassegnati una condizione di vita che toglie significato a uno dei valori fondamentale della vita stessa.
Purtroppo, talvolta queste barriere sono alzate dalle persone stesse che, in nome di una comodità intellettuale e di una sicurezza apparentemente appagante, si rinchiudono in una prigione che, giorno dopo giorno, diventa sempre più buia e angusta, toglie forza e vitalità, spegne il pensiero e rallenta l’energia.
Il rischio è vivere percorrendo il proprio cammino in un perpetuo calpestio di cerchi concentrici sempre più piccoli, fino a raggiungere l’annichilimento completo dell’essere.
Lo spazio allora diventa inutile, elemento non cercato e non voluto, mera espressione di una ricerca vana, destinata soltanto alla comprensione della contemporanea grandezza e piccolezza di ogni essere umano.
Lo spazio della leadership
Anche essere leader richiede spazio. È un ruolo che ha bisogno di potersi esprimere attraverso l’azione e il movimento, attraverso un pensiero vivace e in continua evoluzione. La leadership deve essere mantenuta giovane e ricca di energie; gli ambienti chiusi e claustrofobici non le si addicono.
Una leadership sempre uguale a se stessa involve, si abbruttisce e diventa sterile esercizio di potere. Per poter garantire la sua costante evoluzione deve potersi muovere all’interno e all’esterno del suo stesso ruolo; deve confrontarsi con la sua stessa natura e mettersi in discussione ogni volta che viene espressa. Necessita di porsi in contatto con l’altro per capire e farsi capire, per decidere, per perseverare e per desistere, per guidare e per spingere, per stare davanti alle persone, ma anche al loro fianco.
Ecco quindi che serve lo spazio adeguato, per poterlo riempire di idee, di ascolto, di sfide, di comprensione, di curiosità e di rispetto.
Senza spazio, un leader è costretto a fermarsi, e quando ci si ferma, inevitabilmente, non si può procedere in alcuna direzione.
Lo spazio della sperimentazione
Si impara sperimentando per capire le leggi che regolano gli eventi, o per accorgersi dell’impossibilità di spiegare ogni aspetto della vita.
Non si può sperimentare all’interno delle nostre gabbie mentali, chiusi nei recinti delle abitudini e del “si è sempre fatto così”, intrappolati nei dogmi di ogni natura senza la libertà di poterli smontare. Bisogna uscire e guardare oltre, farsi domande sempre nuove, sbagliare, imparare e imparare a disimparare.
Creiamo i nostri spazi, ampliamoli continuamente e proteggiamoli da chi cerca di ridurli o di confinarli all’interno di demarcazioni pericolose.
Leggere, ascoltare, indagare continuamente, farsi trasportare dalla curiosità di sapere: questi sono i martelli che abbattono le barricate dell’ignoranza e creano gli spazi dell’evoluzione umana.
Ampliamo lo spazio
Hai un’idea nuova, anche apparentemente folle, per lo sviluppo del mondo del lavoro? Scrivila qui, nello spazio dei commenti; facciamo diventare questo blog uno spazio di sperimentazione laboratoriale per lo sviluppo e la crescita di tutti!