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Dall’inizio alla fine

L’inizio arriva molte volte in punta di piedi. Non ce ne accorgiamo neppure.

Altre volte l’inizio è festeggiato con gioia e con grandi manifestazioni di entusiasmo e di ottimismo.
Non è raro che l’inizio sia invece accompagnato dalla paura.

Alla stessa maniera, anche la fine non è caratterizzata sempre dalle medesime emozioni: talvolta queste quattro lettere sono bagnate dalle lacrime del dolore, del risentimento, della delusione e della rabbia; oppure le lacrime possono raccontare la gioia e la soddisfazione, o anche il dispiacere per qualcosa di bello che non sarà più; capita anche che le cose finiscano sbiadendo lentamente, per condurci a una postuma consapevolezza di aver perso qualcosa senza neppure essercene accorti.

 

L’inizio

L’inizio è da sempre il simbolo della nascita. È lo schiudersi dell’oggi verso il futuro.

Ecco perché l’inizio è di solito festeggiato come apportatore di nuove opportunità, nuovo valore, nuova energia.

L’inizio è speranza e aspettativa; è fiducia nei passi che ancora devono essere mossi. Quando si inizia, l’equipaggiamento è perfetto e completo, la compagnia è integra, la predisposizione fisica e mentale sono al massimo.

Ma, è sempre così?

Talvolta si inizia anche se non si vorrebbe, anche se non si potrebbe, anche se le condizioni non sono perfette e i tempi non sono favorevoli. Eppure si inizia, perché non si può fare altrimenti. Siamo stati scaraventati impietosamente fuori dall’utero che ci proteggeva e non possiamo fare altro che piangere per allargare i polmoni e cominciare a respirare.

Fuori di metafora, talvolta gli inizi sono faticosi, fanno paura e non sappiamo neppure bene dove quei primi passi ci porteranno. Sono gli inizi che arrivano dopo i cambiamenti travolgenti che hanno destabilizzato le nostre vite; sono gli inizi che ci investono nostro malgrado e che, se avessimo potuto evitare, lo avremmo fatto con piacere.

Eppure, anche quegli inizi contengono vita che, in ogni momento, può serbare sorprese meravigliose e insospettabili.

E poi ci sono gli inizi che ci sospingono quasi impercettibilmente, come un debole ma continuo venticello che ci invoglia a fare un passo dopo l’altro, con leggerezza, con curiosità, quasi per gioco. Pensiamo a come sono nate talvolta le grandi amicizie, a come sono sbocciati lentamente gli amori più profondi, a come sono germogliate dentro di noi le passioni più travolgenti.

Iniziamo ogni giorno, quando apriamo gli occhi al mattino, una nuova storia della nostra vita, come l’inedita puntata del nostro personale romanzo. Lo iniziamo talvolta con noia e fastidio, dimenticandoci che sta a noi far diventare il nostro romanzo un capolavoro.

 

La fine

È vero. Se l’inizio è il simbolo della nascita, la fine è il simbolo della morte. Questo rende il senso della fine un po’ inquietante, buio, tenebroso.

Ma la fine, nel contesto della vita, può molte volte essere occasione di gioia, di festeggiamenti, di orgoglio e soddisfazione.

La fine si nutre del passato, perché davanti a sé non ha nulla, se non un nuovo inizio che, però, apre a una storia diversa.

La fine ci racconta chi siamo stati e ne esalta i risultati, oppure ne evidenzia gli errori.

In ogni caso, la fine dovrebbe essere sempre un’occasione di crescita per guardare chi eravamo, imparare da quelle persone che non saremo più e concentrarci sul chi saremo perché è la vita che ci attende quella in cui possiamo fare la differenza.

Talvolta, la fine si insinua trasparente ed evanescente tra le pieghe della routine, della noia, del conosciuto, e riesce a far perdere colore e vividezza al presente, fino ad accompagnarci a un luogo sconosciuto nel quale ci risvegliamo e capiamo che siamo giunti a un capolinea in mezzo al niente.

Anche in quei casi, però, se è vero che voltandoci troviamo solo indistinte pozze di colori mescolati e torbidi, è altrettanto vero che abbiamo tutta la libertà e tutta la leggerezza necessarie per partire in un nuovo inizio senza inutili e pesanti fardelli che, qualche volta, i grandi finali ci lasciano per eredità.

Ogni sera, quando chiudiamo gli occhi, stiamo celebrando la fine di una giornata, di quel fantastico capitolo che abbiamo iniziato nel mattino.

È una lettura entusiasmante da portarci dietro?

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